PSA, anche nella provincia di Torino concessa una deroga al divieto di attività venatoria nelle ZRI
Il Commissario straordinario alla PSA, Giovanni Filippini, ha espresso parere favorevole alla richiesta di deroga per l’attività venatoria nella zona di restrizione I (ZRI)
oltre a prevedere la possibilità di effettuare il controllo faunistico in detta zona in tutte le forme consentite, senza limiti di operatori ed ausiliari per i territori ricadenti nelle province di Torino, Novara, Vercelli e Biella.
“Vogliamo manifestare apprezzamento per il provvedimento, da noi richiesto, che il Commissario straordinario alla Peste Suina Africana (PSA), Filippini, grazie anche all’intermediazione del commissario per il Piemonte, Sapino, ha assunto, in quanto si stava assistendo a un proliferare incontrollato della popolazione dei cinghiali con il risultato di provocare conseguenze economiche pesanti al settore agricolo per danni alle colture, oltre che ripercussioni sociali per l’aumento della pericolosità della rete stradale locale”.
Questo è stato il commento di Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte, dopo aver appreso della deroga che dovrebbe contribuire ad allentare la situazione di forte difficoltà denunciata da molti agricoltori che operano in queste aree ad alto rischio, individuate dall’Unione Europea, in cui non sono ancora stati trovati casi di PSA, ma sono al confine con le zone dove la malattia è già stata confermata.
Da quasi un anno ormai, in queste zone non si segnalano casi di PSA tra i suini domestici, grazie anche all’impegno profuso dagli allevatori in tema di biosicurezza. A fronte di questo importante risultato, Confagricoltura ha ritenuto che vi fossero i presupposti per modificare le limitazioni in vigore, affinché si potesse così procedere con la massima efficacia al contenimento della popolazione di cinghiali sia con il controllo faunistico, sia con l’attività venatoria.
Questa misura si affianca al piano di prelievo selettivo già attivo, che prevede l’abbattimento di oltre 14.000 capi entro il 15 marzo 2026.
“È un’emergenza non solo faunistica, ma riguarda direttamente la sicurezza sanitaria del settore suinicolo che rappresenta un asset strategico della nostra economia rappresentando l’11,5 % del totale nazionale con circa 3mila aziende, un fatturato di quasi 400 milioni di euro e 1 milione e 200mila capi destinati, soprattutto, ai circuiti tutelati delle principali DOP italiane per la preparazione della miglior salumeria nazionale, come il prosciutto di Parma e San Daniele”, ha poi concluso Allasia.