UE-MERCOSUR/ “Servono modifiche, le garanzie annunciate da Bruxelles non ci tutelano abbastanza”

Accordo UE-Mercosur, Confagricoltura preoccupata: "Colpisce i nostri standard qualitativi". Carni, riso, mais e zucchero le produzioni più esposte
La Commissione europea ha già detto sì, anche se ora l’intesa deve passare al vaglio delle altre istituzioni UE. L’accordo tra l’UE e il Mercosur, il mercato comune del Sudamerica, potenzialmente apre nuove prospettive per la nostra economia. Ci sono settori, però, che sono molto preoccupati dall’arrivo di merci da quel continente, perché temono una sorta di concorrenza sleale.
Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, si fa interprete di queste preoccupazioni, che riguardano in particolare l’agricoltura. Un esempio basta per comprendere i timori degli imprenditori agricoli italiani: il Brasile negli ultimi vent’anni ha aumentato a dismisura l’uso di pesticidi, mentre in Europa da questo punto di vista ci sono regole molto più stringenti.
L’accordo della UE con il Mercosur apre nuove prospettive per la nostra economia o prevalgono le criticità?
Per quanto concerne l’agricoltura nel suo complesso, prevalgono sicuramente le criticità. Certamente ci sono alcuni comparti che, al contrario, trarrebbero vantaggi dall’accordo, ma non possiamo non tenere conto del fatto che l’intesa va a colpire quello che il settore primario italiano ed europeo ha costruito negli anni, ovvero elevati standard qualitativi e una sostenibilità che non ha eguali.
Confagricoltura parla di possibili problemi in termini di sicurezza alimentare e concorrenza: da cosa dipendono?
Per quanto riguarda la sicurezza alimentare, gli standard attuali delle misure sanitarie e fitosanitarie del Mercato comune del Sudamerica non rispettano quelli della UE. È invece assolutamente necessario il rispetto del principio di reciprocità che richieda ai produttori del Mercosur gli stessi parametri ambientali, sanitari e sociali previsti per gli agricoltori europei. Questo è un elemento imprescindibile per le nostre imprese e il sistema agroalimentare che, diversamente, non potrebbero competere con produttori esteri sottoposti a regole meno restrittive. Le garanzie annunciate dalla Commissione non sembrano al momento tutelare a sufficienza il nostro settore.
Ma è possibile garantire la reciprocità? La UE impone regole stringenti dal punto di vista ambientale e sanitario: i Paesi coinvolti nell’accordo che tipo di legislazione hanno in merito?
Riporto un esempio per tutti, l’uso di pratiche produttive nel Mercosur che non sarebbero consentite in Europa. Il Brasile, ad esempio, ha visto quadruplicare l’uso di pesticidi tra il 2000 e il 2020, e circa 30 sostanze attive utilizzate sulla canna da zucchero che non sono più autorizzate in Europa. A questo si aggiunge l’impiego di antibiotici e l’assenza di un sistema di tracciabilità equivalente a quello europeo. La sostenibilità del settore primario italiano ed europeo, sotto tutti i punti di vista, è frutto di un lungo processo di impegni e investimenti che non può essere minacciato. Lo chiedono i nostri agricoltori e anche i consumatori. Le rassicurazioni della Commissione Ue sui controlli all’ingresso non risultano sufficienti per una salvaguardia dall’ingresso dei prodotti. E, senza garanzie su standard produttivi e rigidi controlli all’ingresso, ci sarebbero rischi ancora più elevati dal punto di vista della salute, ma anche di una condizione di concorrenza sleale a sfavore dell’Europa.
Quali sono i comparti in cui gli effetti dell’intesa vanno valutati con più attenzione? Quali modifiche sono auspicabili in sede di ratifica dell’accordo su questi punti specifici?
Nel processo di ratifica, con la presentazione ai 27 Paesi membri e all’Europarlamento, auspichiamo che ci siano spazi di miglioramento, soprattutto per i comparti più esposti: carni bovine, pollame, riso, mais e zucchero. Apprezziamo gli sforzi del governo italiano nel tutelare le imprese agricole e lavoreremo insieme ai nostri rappresentanti a Bruxelles e con il COPA affinché il settore primario europeo non paghi il conto di un’intesa che grava sul comparto già fortemente colpito dai dazi Usa e dal contesto geopolitico internazionale.
Dopo l’imposizione dei dazi da parte di Trump, molti settori stanno cercando di trovare nuovi mercati per non dipendere eccessivamente da quello americano. Il Sudamerica può diventare uno di questi? L’accordo risponde alla necessità di diversificare?
Sicuramente il mercato sudamericano è una piazza interessante, perché ci sono margini di sviluppo. Ma non possiamo oscurare il fatto che gli Stati Uniti siano il nostro principale mercato extra UE per tantissime produzioni. Per alcune di esse addirittura il primo in assoluto.
Qual è il peso del Mercosur nel nostro export e quanto potrebbe crescere? Per contro quali prodotti provenienti dall’America del Sud potrebbero invadere il nostro mercato?
L’analisi dei flussi commerciali tra Italia e Mercosur rivela un’asimmetria significativa che spiega in gran parte le preoccupazioni del settore agricolo: a livello aggregato, la bilancia commerciale agroalimentare italiana con i Paesi del Mercosur presenta un deficit strutturale notevole. Questo deficit, con importazioni che valgono oltre 1,3 miliardi di euro a fronte di esportazioni per appena 222 milioni, dimostra che l’Italia è un mercato di destinazione cruciale per i prodotti agricoli del Mercosur. Le principali importazioni includono carni bovine (che rappresentano il 10-12% delle importazioni totali di carne bovina in Italia), pollame e zuccheri. Al contrario, le esportazioni italiane verso quest’area sono marginali e si concentrano su prodotti di nicchia e di alta qualità, come il vino (40,5 milioni di euro) e l’olio extravergine d’oliva (20 milioni di euro), che costituiscono l’eccezione in un panorama altrimenti sbilanciato.
Ilsussidiario.net - Int. Massimiliano Giansanti - Pubblicato 13 Settembre 2025