Biologico: in arrivo il marchio made in Italy
In occasione della giornata europea del Biologico, il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste ha annunciato il lancio del marchio “Biologico italiano”, simbolo di riconoscibilità e valorizzazione delle produzioni biologiche nazionali.
Rappresentato da un cuore tricolore con a fianco la dicitura “Biologico italiano”, il nuovo marchio è volto a tutelare le produzioni biologiche interamente nazionali, al fine di incentivare i consumi interni e, soprattutto, l’export, e si pone come strumento chiave per l’attuazione delle politiche nazionali in materia di agricoltura biologica.
L’introduzione del marchio nazionale del biologico rappresenta un passaggio fondamentale per l’attuazione delle politiche previste dalla legge quadro del 2022 in materia di agricoltura biologica. Tale strumento, atteso da tempo dal comparto, costituisce non solo un elemento di riconoscibilità per i consumatori, ma anche un mezzo di valorizzazione del lavoro degli operatori agricoli che hanno investito in pratiche produttive sostenibili.
Nonostante i progressi, permangono tuttavia criticità che rischiano di ridurre l’efficacia delle misure intraprese e di compromettere la sostenibilità economica del settore. Due questioni, in particolare, richiedono un intervento immediato: da un lato, il peso eccessivo della burocrazia, che rallenta i processi amministrativi e grava sulle imprese con oneri spesso sproporzionati rispetto alle dimensioni aziendali; dall’altro, i costi di certificazione, che rappresentano ancora una barriera significativa soprattutto per le realtà di piccole e medie dimensioni.
Un ulteriore elemento di preoccupazione riguarda il differenziale di prezzo riconosciuto ai produttori tra coltivazioni convenzionali e biologiche. Negli ultimi anni, tale scarto si è progressivamente ridotto, mettendo a rischio la sostenibilità economica delle aziende agricole che hanno scelto il metodo biologico.
A ciò si aggiunge una dinamica di mercato distorsiva: infatti, nonostante la riduzione del differenziale a monte, i consumatori continuano a trovare sugli scaffali prezzi che riflettono una forbice pressoché invariata rispetto al passato. Tale discrepanza, che si traduce in una perdita di valore per i produttori senza alcun beneficio per i cittadini, evidenzia la necessità di un monitoraggio più attento delle filiere e di politiche capaci di garantire maggiore equità nella distribuzione del valore aggiunto lungo la catena produttiva.
In conclusione, se da un lato il marchio nazionale e le misure avviate rappresentano un risultato concreto e incoraggiante, dall’altro risulta indispensabile intervenire su quegli
aspetti strutturali che ancora frenano lo sviluppo del comparto. Semplificazione amministrativa, riduzione dei costi di certificazione e tutela del differenziale di prezzo per gli agricoltori sono condizioni imprescindibili affinché l’agricoltura biologica possa consolidarsi come modello competitivo, sostenibile e capace di rispondere alle aspettative del mercato e della società.