L’allarme degli allevatori sul crollo del prezzo del latte
Negli ultimi mesi tra gli allevatori italiani sta crescendo una forte preoccupazione per il prezzo del latte, che sta crollando in modo repentino. Solo a luglio il latte spot veniva pagato 68,3 centesimi al litro, a novembre il valore è precipitato a 47,9 centesimi. Questo calo così brusco è dovuto soprattutto a un’eccessiva produzione di latte, registrata non solo in Italia ma in tutta Europa. Tra agosto e settembre, infatti, la produzione italiana è cresciuta del 2%, mentre in Germania l’aumento ha raggiunto il 5%, in Francia il 6% e nei Paesi Bassi addirittura il 7%. Di fronte a un mercato saturo, la legge della domanda e dell’offerta non lascia scampo: troppa merce significa prezzi più bassi.
Ma ciò che più preoccupa gli allevatori non è solo il valore attuale del latte, bensì ciò che potrebbe accadere con i contratti di fornitura alle industrie della trasformazione che entreranno in vigore all’inizio del 2026. Molti temono che una parte consistente dei contratti già disdetti — fino al 10% — non verrà rinnovata. Nelle regioni dove la produzione è più alta la tensione è palpabile e in Lombardia si parla di 5.000 quintali di latte che rischiano di rimanere senza destinazione. A rendere la situazione ancora più difficile c’è l’imminente questione del latte “sfrattato” dal 1° gennaio 2026, un cambiamento normativo che gli allevatori considerano una vera e propria bomba a orologeria.
Consapevole della gravità del momento, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha convocato un tavolo di confronto con tutti gli attori della filiera, dagli agricoltori agli industriali, per cercare una via d’uscita. L’incontro, che si è concluso con un aggiornamento alla settimana successiva, ha messo in luce la necessità di un intervento rapido e coordinato.
Le associazioni agricole sono arrivate al tavolo con proposte diverse ma accomunate dalla stessa urgenza. Le associazioni denunciano un mercato fuori controllo, condizionato da un’offerta eccessiva e da speculazioni che stanno erodendo i margini delle aziende.
Anche gli industriali della trasformazione, rappresentati da Assolatte, hanno espresso la volontà di collaborare per trovare una soluzione condivisa. Riconoscono infatti che l’eccesso di latte disponibile è un problema comune a tutta la filiera, non solo agli allevatori.




