Agevolazioni IAP: addio al requisito reddituale per i primi 5 anni, cosa cambia davvero
Sono in corso modifiche normative che potrebbero incidere in modo significativo sulla disciplina relativa al riconoscimento della qualifica di imprenditore agricolo professionale (IAP).
Il Ddl approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 4 agosto prevede, infatti, modifiche all’art. 1 del D.Lgs. 99/2004, volte a stabilire che, per i primi cinque anni dalla presentazione dell’istanza di riconoscimento della qualifica di imprenditore agricolo professionale (IAP), non sia necessario rispettare i requisiti reddituali concernenti il limite dei ricavi derivanti dalle attività agricole.
Si tratta di una semplificazione che, se da un lato agevola l’ingresso di nuovi operatori, dall’altro può prestarsi ad abusi: soggetti non effettivamente agricoli potrebbero beneficiare delle agevolazioni, attendere la scadenza del quinquennio di osservazione fiscale e, successivamente, cessare l’attività o vendere i terreni, consolidando i vantaggi tributari senza aver mai tratto dall’attività agricola la propria fonte prevalente di reddito.
Nello specifico l’art. 1 del D.Lgs. 99/2004 individua i requisiti necessari per ottenere la qualifica di imprenditore agricolo professionale, figura centrale nell’ordinamento in quanto destinataria (insieme al coltivatore diretto) di numerose agevolazioni. Tra queste rientrano la disciplina del compendio unico (Attualmente applicabile solo in caso di successione e donazione - D.Lgs. 228/2001, art. 5-bis); la Piccola Proprietà Contadina (PPC) prevista dall’art. 2, comma 4-bis, D.L. 194/2009; le agevolazioni per il trasferimento di terreni agricoli in aree montane (art. 1, comma 111, L. n. 197/2022) e le riduzioni in materia di IMU e di redditi fondiari.
Per ottenere la qualifica di IAP è necessario:
? possedere adeguate conoscenze e competenze professionali;
? dedicare almeno il 50% del proprio tempo di lavoro complessivo (25% nelle zone svantaggiate) alle attività agricole di cui all’art. 2135 c.c.;
? ricavare dalle attività agricole almeno il 50% del reddito globale da lavoro (25% nelle zone svantaggiate).
Anche le società agricole possono acquisire la qualifica di IAP e accedere ai relativi benefici. Tuttavia, tanto per le persone fisiche quanto per le società, la perdita della qualifica nel corso del periodo di osservazione, comporta la decadenza dalle agevolazioni fiscali e creditizie concesse.
Il Ddl del 4 agosto scorso interviene proprio sul requisito reddituale, introducendo un nuovo comma 1-bis all’art. 1 del D.Lgs. 99/2004. La modifica prevede che, per i primi cinque anni dalla presentazione della domanda di riconoscimento della qualifica di IAP, non sia necessario rispettare il parametro relativo ai ricavi agricoli.
In pratica, durante il quinquennio iniziale sarà sufficiente soddisfare i primi due requisiti (competenze professionali e tempo dedicato all’attività), mentre la verifica del requisito reddituale sarà effettuata solo a partire dal sesto anno.
La questione più delicata riguarda l’impatto sulle agevolazioni fiscali e creditizie. Secondo la normativa vigente, la perdita della qualifica di IAP determina la decadenza dalle agevolazioni solo se interviene entro cinque anni dalla loro applicazione. Ne consegue che se la modifica venisse confermata, il requisito reddituale perderebbe rilevanza ai fini fiscali. Si pensi, ad esempio, alla Piccola Proprietà Contadina: oltre al mantenimento della qualifica di IAP per cinque anni dall’acquisto agevolato (D.Lgs. 99/2004), l’art. 2, comma 4- bis, D.L. 194/2009 stabilisce che il beneficiario decade dalle agevolazioni se, prima del quinquennio, aliena volontariamente i terreni o cessa di coltivarli e condurli direttamente.
Con la nuova disciplina, per tutto il periodo di osservazione, il requisito reddituale non avrebbe alcun peso. Di conseguenza, decorsi i cinque anni, l’imprenditore potrebbe vendere liberamente il fondo senza aver mai tratto dall’attività agricola la propria principale fonte di reddito.
Il Ddl introduce un rilevante strumento di semplificazione e sostegno al settore agricolo, in particolare per i giovani e per chi avvia una nuova attività. La sospensione del requisito reddituale nei primi cinque anni costituisce un correttivo realistico rispetto alle difficoltà di redditività che caratterizzano molte imprese agricole nella fase iniziale.
Tuttavia, sotto il profilo fiscale, la norma rischia di svuotare di significato il requisito reddituale, aprendo la strada a possibili speculazioni da parte di soggetti che non intendono svolgere in modo effettivo l’attività agricola come fonte prevalente di reddito