Etichetta a semaforo, Giansanti a Competere.eu: "Gli algoritmi non possono decidere se un prodotto fa bene o fa male"
“Se a livello europeo non si arrivasse ad un sistema di etichettatura basato su evidenze scientifiche, e non su algoritmi, che tenga conto delle quantità, delle diete e delle culture, sarebbe auspicabile che ogni Stato scegliesse il proprio.” Così il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, intervenendo al convegno istituzionale “Nutriscore, le Etichette e la Libertà dei Consumatori”, organizzato dall’Osservatorio per la nutrizione sostenibile di Competere.eu.
Giansanti ha difeso il sistema a batteria proposto dall’Italia, che tiene conto di quanti grammi di ogni prodotto si consumano al giorno, in alternativa al Nutriscore che paragona 100 grammi di prodotti diversi, senza tenere in alcun conto delle quantità che si utilizzano.
“A tutti a sta a cuore la salute e il benessere dei consumatori – ha detto Giansanti -. Ma quello che bisogna fare è educazione alimentare attraverso informazioni chiare, che diano la possibilità di scegliere consapevolmente. Non puo’ essere un algoritmo a decidere se un prodotto fa bene o fa male.”
Il presidente di Confagricoltura ha poi evidenziato che sui temi del food si giocano anche partite economiche importanti a livello globale.
“E’ chiaro che ci sono forti interessi a sostituire i prodotti alimentari di origine agricola con quelli fatti in laboratorio – ha detto -. E certamente questi ultimi avrebbero il semaforo verde nel sistema a Nutriscore. Mentre alcuni prodotti tipici della nostra dieta mediterranea, come olio d’oliva, miele e, più in generale, tutti quelli di origine animale, verrebbero irrimediabilmente penalizzati.”
Giansanti, che è anche vicepresidente del Copa, il comitato delle Organizzazioni e delle cooperative agricole europee, ha sottolineato come tutti gli agricoltori europei si siano espressi in maniera contraria al Nutriscore.
Ha quindi concluso ricordando che se è vero che nel mondo ci sono popolazioni sovralimentate, che devono essere educate a mangiare meno e meglio, è altrettanto vero che molte sono ancora sottoalimentate. “Dimenticare questo – ha rimarcato - non è eticamente corretto.”